Marina Paris 2019
Marina Paris, da tempo, porta avanti una ricerca basata sulla catalogazione e sulla manipolazione fotografica di luoghi dall’identità ambigua, connotati da tratti fisiognomici che, come segni convenzionali, si rivelano sovrapponibili e standardizzati, accomunati cioè da un pluralità endemica di fattori (visivi e strutturali) universali e potenzialmente votati a creare, all’interno di un’immagine, una griglia su cui memoria personale e memoria collettiva possano arrivare a sovrapporsi, instillando nell’osservatore un sentimento di appartenenza identitaria.
Se nella serie Attraversamenti, 2004-2005, protagonisti dei suoi scatti erano spazi pubblici ibridi, i così detti “non-luoghi” – corridoi di scuole e di ospedali, sale d’aspetto di stazioni e aeroporti, spesso affollati, attraversati in modo veloce, distratto e ritratti in assenza di presenza umana ad evidenziare i tratti stranianti della loro uniformità strutturale – nei cicli di lavori più recenti, tra cui quest’ultimo, l’indagine dell’artista si sposta sull’universo privato.
Mirando a cogliere l’omonimia di visione che accomuna gli interni fatiscenti di abitazioni in disuso, prima che vengano sottoposti a restauro, Marina Paris si concentra sulla somiglianza lessicale che caratterizza indistintamente queste tipologie di ambienti, derivandone il canone estetico fondante di rappresentazioni atemporali. Con “Under Deconstruction”2015-16, l ‘artista fissa con lo scatto fotografico uno status transitorio, e lo traduce in forma di testimonianza visiva permanente, perpetuandone l’hic et nunc in un presente continuo. Mettendo idealmente in pausa lo scorrere del tempo, la Paris non soltanto cristallizza gli effetti depauperanti dell’azione corrosiva che progressivamente minerebbero ulteriormente la fisionomia decadente di un luogo, ma tramuta il patrimonio mnemonico di memoria privata, in memoria collettiva e condivisibile. …